Caffè come l'oro. Non si può scherzare sul costo della tazzina che per l'Italia tutta, e la Campania in particolare, è uno stile di vita. Giù le mani dunque dalla irrinunciabile tazzulella e dalla tradizione espressione della massima civiltà del caffè sospeso. Una consumazione pagata a chi non può permetterselo. Ecco dunque che non si devono alimentare quegli allarmi lanciati da più fronti (industria e associazioni di consumatori) sui rincari del caffè.
I rincari delle materie prime
Che ci sia un momento delicatissimo in cui si rischia una nuova ondata di rialzi dei prezzi delle principali commodity è evidente. L'escalation delle guerre in corso non può che appesantire le tensioni mondiali con gli inevitabili impatti sui costi delle materie prime. Il petrolio è in rialzo, l'oro ai massimi storici. E anche il caffè è sull'ottovolante. Legato tra l'altro agli effetti del cambiamento climatico così come una lunga lista di prodotti agricoli. Ma insistere troppo sul caro tazzina non può che aggravare la situazione.
È ormai noto che gli aumenti dei prodotti, anche di prima necessità, sono legati sicuramente all'andamento dei mercati ,a cui però si aggiunge anche una dose di ritocchi irrazionali. Chiamarla speculazione è eccessivo. Ma a pensare male, come diceva qualcuno che se ne intendeva, a volte non si sbaglia.
Assoutenti qualche giorno fa ha denunciato il rischio che il caffè al bar possa arrivare a 2 euro. Una vera enormità che escluderebbe dal consumo un'ampia fetta di utenti. L'associazione fornisce la spiegazione tecnica dei possibili rincari: «Le quotazioni del caffè robusta sfiorano in questi giorni i 4.600 dollari la tonnellata, in aumento del 79% rispetto allo stesso periodo del 2023, il caffè robusta è quotato il 68% in più, da 147 centesimi per libbra del 21 agosto 2023 agli attuali 247 cent». Gli aumenti, secondo Assoutenti, sono già scattati: «Il prezzo medio di una tazzina consumata al bar è aumentato del 15% rispetto al 2021 e in alcune città i listini raggiungono già 1,50 euro a espresso, e i nuovi rialzi delle quotazioni rischiano di determinare una ondata di aumenti della tazzina già a partire dalle prossime settimane, considerato che produttori ed esercizi pubblici non potranno assorbire i maggiori costi a loro carico».
Tutto vero certo, ma attenzione. Occorre mantenere la lucidità. Intanto i prezzi di oggi e dei prossimi mesi derivano da una produzione acquistata a costi non ancora maggiorati. Insomma non è automatico il trasferimento dalle nuove quotazioni di mercato al bar. Diventa automatico sull'onda dell'impatto psicologico. E delle speculazioni. Ed è questo che va evitato con cura. Dunque calma e qualche caffè in più e a prezzo equo per non perdere la bussola. Al caffè non si può rinunciare. E non può diventare un bene di lusso al pari di ostriche e champagne. È un simbolo italiano, è la carta d'identità di Napoli. Ed è un business importante.
Il business del caffè
Nei locali pubblici italiani (dati Assoutenti) vengono serviti circa 6 miliardi di caffè all'anno, generando un giro d'affari di circa 7 miliardi di euro solo per la classica tazzina di espresso. Un rito quotidiano che va preservato con cura. Comunque per ora a Napoli il costo medio è di un euro e ancora più economica la degustazione a Catanzaro (0,99 centesimi).
L'industria è preoccupata, certo, fa il suo mestiere. Ma si deve fare di tutto per evitare pericolose derive. Sul caffè forse i consumatori, i napoletani in prima linea, sarebbero pronti anche allo sciopero della tazzina. Napoli, Eduardo De Filippo e quella meticolosa spiegazione sulla preparazione di una bevanda che per gli italiani rappresentano una fetta importante della storia, della cultura, della socialità e della solidarietà. Nessuno deve rinunciare a tutto questo. Giù le mani dalla mitica tazzina, i due euro vanno esorcizzati.